sabato 21 maggio 2011

...alle cascate di Stien, in Val di Vignui



Due bambini e un sacco di bimbi cresciuti, alle cascate di Stien!




"...e te pareva ,a Vignui ci aspetta la nuvola fantozziana, come dire che anche qui fa proseliti. Uno scroscio d’acqua che induce i più a risalire in auto per ripararsi, altri ad indossare variopinti kway, chi a trovar asilo sotto un’acacia sfoggiante candidi fiori, che rilasciano melliflue fragranze. Dura poco più d’un…baleno lo “sdrai”… Rasserenati ci inoltriamo di bastoncini armati, verso la Valle di San Martino, confidando nelle frequentazioni del santo. Lasciata la piana, tavolozza di colori floreali, caliamo nella frescura della valle. E’ particolare questa angusta conca, ogni settimana ti regala in successione il tripudio di fioriture. Dal biancore dei bucaneve al giallo delle primule, al blu degli anemoni. Oggi il palco è tutto per il viola intenso dell’aquilegia e nelle immediatezze dei rivi, il giallo della calta. L’ agreste chiesetta dedicata al santo Martino, un tempo presidio d’osservazione, sta solitaria a testimoniare quanto fosse trafficato il luogo. E’ una passeggiata rilassante. Il silenzio è rotto da qualche esibizione melodica d’uccello e dalla spocchia del torrente che sembra dire con voce robusta: “qui comando io e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va…” T’induce al cammino lento questo percorso, forse troppo, perché arriviamo alla fornace da calce con le lancette dell’orologio spostate oltremodo in là. Qui a Baslaval un tempo si incrociavano uomini e merci; carbonai boscaioli, arditi falciatori d’erba che salivano su zerbi strapiombanti, cacciatori, viandanti,cavatori di ghiaccio, briganti e contrabbandieri, malgari…oggi un paletto con delle lignee frecce indicano la via a degli “sfaccendati” escursionisti. Risaliamo l’erto sentiero che superati i bucolichi alpeggi di Ramezza proseguirà oltre verso altre valli. A qualcuno vien da dire “quant’è dura la salita…uno su mille ce la fa” ed invece con passo cadente, la lunga fila variopinta risale orgogliosa la faggeta con andare che sa tanto di processionaria. Ci addentriamo nella penombra dell’abetaia di Grassuretta che fa tanto saga nordica. Intimamente fa affiorare un senso d’inquietudine, un senso di tempo sospeso. Dall’oscurità emergono ruderi di case come templi maya. Ci si sente osservato da mille invisibili occhi d’elfi. Corri con lo sguardo verso le cime degli alberi alla ricerca d’uno squarcio di certezza… Poi saliamo camminando nella bambagia di muschi ed aghi di pino ed entriamo nel mondo fatato dello Stien. Dalle pietre d’un’antica frana escono bianche spumeggianti acque che scivolano via rapide inghiottite dal declivio vallivo. Proseguiamo al pian dei Violini, anche qui un tempo pascolo d’alpeggio, oggi bosco che suona nella brezza e dà il meglio di sé con le fioriture di bucanevi, quando l’inverno si ritrae. Ci tuffiamo poi in discesa,come il torrente, mettendo a prova i garretti dei più ed il passo instabile di qualcuno. Ma non c’è tempo di pensare a simili puntigliosità, è qua che lo Stien da il meglio di sé in un susseguirsi di cascate, flutti, scivoli, marmitte dalle limpide acque, spumeggiando e cantando s’invola verso il suo destino. Ci lasciamo trasportare dall’esuberanza dell’acqua…ma ci aspetta il guado…delle “rapide”. Alcuni vorrebbero non esserci…niente paura ci sono Nevio e Lucio. Difatti da una pietra all’altra trasbordano, odierni Caronti, la comitiva. Il piccolo Filippo… ahilui.. farà da cavia e finirà in ammolllo. Confessiamolo come cordata …facciamo acqua…Alex s’impegnerà in ingegneria idraulica, con pietre farà diga… e qualcuno confidando nell’opera finirà dentro i flutti baldanzosi. Gli ultimi passeranno sotto uno scroscio…di applausi per il superamento dell’improba impresa, Il ritorno sarà una veloce sequenza di fotogrammi deja vù, la calchera, la casera di Rombaldi, ultimo testimone e custode di un mondo che fu, la cappella la chiesa del santo Martino che oggi ha fatto valere la sua parola…su in alto. Arrivederci valle di Vignui, anticamente nomata Val Garza.

di Lucio Dorz

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