martedì 26 aprile 2011

Le otto ore del Grappa




Le otto ore del Grappa





Quella mattina faceva freddo, erano circa sei gradi sopra lo zero
quando arrivammo a Cima Grappa. Quel luogo ha sempre la stessa magìa e
forse non è il caso che ci fece arrivare lì, per la nostra partenza,
dato che la meta piu' bassa di quota, che era in programma, era
inarrivabile, piu' che irraggiungibile, colpa di quel divieto di
transito per caduta massi, che molti durante il giorno avrebbero poi
aggirato e insubordinato, finendo col correre un rischio magari minimo,
quanto potenzialmente letale...La montagna va rispettata e se il gelo
ancora non tiene in presa i massi sulle pareti di roccia, forse il
rombo ed il frastuono dei motori non è di aiuto alla stabilità in
avanzata primaverile
Eh già, noi siamo quà a raccontare ed io , magari non visto e
certamente non percepito dagli altri, prima di partire ho volto lo
sguardo in su , chiedendo a lui, all'amico Peter, di accompagnarci
ancora. I primi metri sulla neve portano il segno inconfondibile della
prima caduta dell'artigiano del legno, nostro Marco Deon, capitolato ma
in rapida rialzata sin da subito...Dopo qualche centinaio di metri, da
dietro odo i primi mugugni <...ma ndone onde che son già stati l'altra olta, ben se savee così stee a casa...> . Al tramonto del giorno dopo
mi sovvien un ghigno, giacchè , di laggiu', dopo breve e dolce sosta,
la china da risalire è stata una prima impervia asperità, con anche
l'inconveniente del pino caduto sul sentiero, che Marco l'artigiano
delle finestre prontamente ha tenuto da una parte , per consentirci il
passaggio, primo gesto di comunione di gruppo, dove chi sa e puo' aiuta
chi passa.In venti, eravamo in venti, all'alba d'una giornata che si
sarebbe rivelata lunga e faticosa ma che col senno di poi sappiamo
tutti bene averci dato vigore e motivazioni mai provate prima..
Le prime creste di là della Croce dei Lebi, si vedevano alte e maestose
, eppure fieramente andavamo avanti senza curarci e per nulla timorosi,
sapendo bene che l'ostacolo è fatto per essere scavalcato. In breve, o
forse così è parso a me, abbiamo solcato le creste prima della vetta
piu' alta, a ridosso dei millesettecento metri di altitudine...Guardavo
avanti e vedevo il passo sempre elegante e sinuoso di Moira, molto
attenta a ciò che avvenisse attorno, proprio come se quelle persone
avessero bisogno di una protezione. Poi osservavo oltre ed alla testa
scorgevo il passo sicuro e l'incedere convinto ma attento al ritmo di
Stefania, oggi nostra guida in questa grande avventura. Sì, lo so, uso
nel raccontare, tempi verbali diversi, ma abbiate pazienza, nei miei
racconti lo faccio sempre, poichè il tempo non è altro che un modo
scelto dall'uomo per invecchiare matematicamente, secondo uno schema,
mentre io vedo la gente ritornar bambina e ritrovar severità adulta nel
rapido batter d'un ciglio di donna
Sappiate amici miei, che lo schivar di buche profondissime e l'alzarsi
lungo una cresta a tratti impervia è per me quanto per voi una emozione
particolare, che salta al di là anche del senso di vertigine di chi
racconta. Eppure c'è un piccolo ma grande uomo in crescita che mi ha
stupito per vigore e forza ed ogni volta che lo vedo percepisco come un
essere umano del quale so rimarrà traccia del passaggio su queste
terre. Alex, mio omonimo ma molto piu' giovane, incarna lo spirito
scanzonato del ragazzo, ma a tratti asguardi ammirati verso l'infinito
che lo circonda, che lo rendono piu' adulto di quanto forse nemmeno lui
pensa d'esser. Al suo fianco tenta spesso di star la giunonica sua
madre , Paola, la varesina dall'accento misto che ha parole taglienti e
sguardi decisi, a volte quasi da impietrire, come Medusa, ma poi apre a
chi la ascolta un animo che è tipico della madre di montagna, colei che
cresce i suoi figli con la severità utile a renderli uomini. La
accompagna , poi s'allontana, poi ancora le si avvicina l'istrionico
Mauro, un uomo, questo è certo, io lo so, un grande uomo. Se penso alla
coppia , mi gioco la doppia, poichè non posso non citare il sacrificio
della "gigia" , Luigina, che nonostante acciacchi bronchiali recenti
non ha ceduto d'un passo e anche se talvolta abbozza una critica, un
rimprovero al suo lui Gioacchino,rimane il dolce volto , sotto bionda
chioma del gruppo...Ah, vai a scordarti Nevio, cento chili di uomo
muscolare e muscoloso, ma mentre lo osservo non riesco che a notare
l'eleganza del passo, portato tecnicamente superbo anche dove il
sentiero si fa stretto...Poco piu' dietro mi soffermo ad ascoltare le
due che chiudono in tal moemento la fila...Mirta, sempre radiosa
nonostante fatica e salita, nonostante i momenti di dubbio cui spesso
la sento rimuginar tra se e se e con altri, senza rendersi conto che il
traguardo è lì e lei lo va cercando e sempre lo ha trovato e così
ancora sarà.In quel tratto si accompagna ad Angela e forse non è una
caso, poichè la nostra prima sortita in Grappa le vide in equa
difficoltà sulle ultime asperità da sotto il mausoleo alla cima di quel
prato ripidamente infinito...Ora anche Angela cammina e parla, eppure
il passo è spedito e neanche se ne accorgono. Parevo distratto ieri?
Osservavo...Mai al limite della soglia anaerobica , nemmeno negli
ultimi metri prima del personal traguardo...Ricordatevelo, così è stato
per tutti e tutte ed un plauso va a Diana, solamente alla seconda
uscita con noi, capitata nel bel mezzo du un ultra trail montano, ma
mai doma e portarice di valori che si distinguono bene dai suoi
discorsi mai banali. C'è poi un contesto silenzioso, nel quale si
calano Giannantonio e Federica, statuari fisicamente ed abituati allo
sforzo in cammino, ma forse mai, nemmeno loro spintisi fino al limite
provato in questo nostro comune 25 aprile 2011...Silenti ma espressivi,
buoni camminatori e tecnicamente affascinanti, con tratti di rara danza
da parte di Federica...Chissà poi se nell'ex Congo belga, oggi Zaire la
nostra neo arrivata Carol avrà mai trovato vette così alte da fare, ma
piu' che soffermarmi sulle sue qualità tecniche d affinare data la sua
esperienza breve da neofita, mi colpisce il suo saper essere mamma e
motivatrice di quel piccolo fenomeno di otto anni e nulla piu' del baby
Filippo, il piu' giovane della compagnia, che senza battere ciglio ha
impartao senza corsi, solo con l'osservazione tipica dell'uomo in
crescita, ad aprire e chiudere le manine, a cambiar tecnica...Ecco cosa
si diceva ad ognuno dei nostri corsisti in fase di insegnamento, questa
è la camminata naturale, lo dimostra un bimbo che ha imparato
guardandovi...Siatene fieri, oggi avete tutti un pò insegnato, agli
altri come al vostro ego, che nulla è impossibile e se riguardo in
flash back il sorriso e le "V" con le dita di Doriana ll'ultimo
tornate, allo scadere delle otto ore di cammino, capisco che c'è sempre
"il tempo di sorridere"...Qualcuno in marcia avrà trovato il tempo di
pregare , immagino e lo so...Qualcuno avrà avuto molto tempo di
pensare, oltre il limite stabilito dalla quotidianità chiusa nei ranghi
del vivere giornaliero...Vero Isabella? Tu ci hai accompagnati su e poi
riportati giu', camminando nel frattempo a ridosso delle nuvole chissà
con quali pensieri di liverà che ti si leggono in quegli occhi a tratti
malinconici e sempre piu' spesso aperti a nuove espressioni di
felicità...Forse sbaglierò, ma questo ho visto in voi ieri, in quelle
"otto ore del Grappa", che rimarranno scolpite indelebilmente nelle
tavole della vostra memoria e il giorno della liberazione dell'anno
2011 D.C. sarà senza dubbio alcuno una parte della vostra vita,
archiviata nel cassetto dei traguardi piu' alti mai raggiunti.

Le otto ore di Grappa, un cammino lungo come un turno di lavoro ma significativo come il sacrificio fisico, ponderato, e compatibile con chiunque fosse lì...Quella giornata in cui...Racconteremo e raccontaimo a figli e nipoti, ricordando a noi stessi che siamo vivi!
Io credo che un giorno torneremo lassu', ma nessun giorno sarà mai come
ieri...mai piu'...Sono fiero di noi...
ArGo


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