domenica 16 ottobre 2011

TRAIL DELL'ALPINO DI LATTA

1^ USCITA PROGRAMMA INVERNALE
"TRAIL DEL SODATO DI LATTA"

Sono le nove, rintocca la torre campanaria di Campo. Una domenica di meta' ottobre che inizia un pò così, tra sguardi e corpi infreddoliti. Il sole è già alto ma il termometro non scorda la sua vocazione ad abbassare prontamente la scala graduata. Eh sì, l'autunno è arrivato e noi, proprio nulla possiamo fare per riavere indietro il tepore di una estate che è partita, ma tornerà.
Siamo in sette a questa prima uscita del programma invernale. Pochi guardando al numero, tanti ripensando alle forti emozioni ricordate a posteriori. Prima di muvere i primi passi io alzo l'indice e punto la nostra meta. Sguardi attoniti iniziano a dubitare ... Eppur si parte. La breve fila procede compatta in un mini trail tra gli angusti sentieri della val Calcino. Superiamo il ponte medievale, le gradinate dello stadio e risaliamo la gradinata che conduce ad Uson. Una signora ci saluta di buon sorriso e noi adiamo via tranquilli. I sei alle mie spalle paiono aver scordato l'immagine imperiosa della cima dekl monte Madal, nostra meta ormai decisa. Presto giunge la parte piu' impegnativa del giro. Siamo alle prese con i primi metri della salita che conduce alle "morene" e ci farà trovare sul cammino, uno degli innumerevoli casali che saranno caratterizzanti l'itinerario. Mirta è particolarmente loquace, parla e parla che non si rende conto d'affrontare quell'ascesa davvero ripida con un piglio convinto, tanto quanto con passo leggero. Mi è d'aiuto la cara Mirta. Avevo tracciato mentalmente il percorso e sapevo che inserire una parte così dura già all'inizio, avrebbe potuto fiaccare animo e spirito di piu' d'un camminatore.
Eppure tutto è andato bene ed è anzi emersa la parte positiva del punto in discussione, infatti di lì in poi , pur in continua ascesa, il calar della pendenza è parso piu' semplice di quanto l'altimetria non dicesse. Vedevo i volti e capivo che tutto era regolarmente partito. Una nuova stagione stava iniziando , con una prima uscita tutt'altro che facile. Giornata dedicata prettamente alla tecnica parallela, con i due "nuovi", Michela "detta Daniela" quant'anche "temeraria" e Ivano "l'ammazza scarponi", pronti ad assecondare i miei sguardi verso i loro movimenti ed a correggersi quasi sempre senza che si rendesse necessario proferir parola. Che bella sensazione. Man mano la boscaglia andava diradandosi, aprendo brevi visuali tra i rami, di paesaggi dipindi in mezzo al sereno. Siamo al quinto tornante, a quota 570 , già trecento metri sopra al livello altimetrico di partenza. A pochi passi il primo scorcio ampiamente si apre di fronte a noi. A vista, la val di Prada centralmente, col "Castel" dominante, sullo sfondo. Appena alla sinistra "le Olte". Nevio spiega la differenza tra le "italiane" e le "todesche". Siamo osservatori liberi e privilegiati di un pezzo di storia moderna del luogo, preambolo alla figura imponente che stiamo andando ad incontrare.
Si riparte e subito arriviamo al capitello dedicato a San Giuseppe, a quota 653. L'impressione è che sia costruito "fuori piombo", eppur subito siamo corretti dal geometra del gruppo. Ivano riesce con parole semplici a far rientrar la nostra critica al costruttore. La ripresa del cammino è quindi imperniati sulla discussione nel merito di metodi arcaici di livellatura delle costruzioni, tanto da passare dalle citazioni di fili, ad altre "di sputi"...un giorno vi spiegheremo.
Passano nemmeno dieci minuti, con Doriana che chiude la fila, silente ma non troppo, isolata ma nemmeno tanto, di certo sempre molto elegante nel movimento e nello stile, non solo del passo.
Avremmo voluto con noi l'amico Gian. Già, perchè ora stiamo curisoando nel suo podere, dopo avere oltrepassato senza remore il cartello "plurilingua" di P.P.
Immortalo le donne sullo sfondo, mentre nel cortile del signor Buttol mi sento tanto a mio agio e spensierato, da non accorgermi che lassù, sulla destra, trenta metri più in alto, porta il saluto alla tesa il padron del monte, l'alpino di latta.
Descriverlo non ha molto senso, per gustarne il significato, il fascino e l'imponenza, bisognerebbe che il lettore fosse di fronte a lui. Opera recente di Giovanni Buttol è assemblato con residui bellici delle due guerre mondiali. E' un simbolo di un tempo apparentemente lontano...
Al suo fianco è posata, salda con gli artigli su una granata, una bestia rapace, forse un'aquila nelle intenzioni, ma dalle dimensioni piu' assimilabili al falco.
Noi ci fermiano, ci rifocilliamo e guardiamo l'immensità...Lo avevo predetto a Marco il giorno prima: < Quando saremo lì, ci si aprirà il mondo davanti>.
Il morale della truppa è alto e Michela conia la similitudine corporea tra Ivano e Nevio col termine "gemelli diversi".
Siamo sulla via della cima di Madal, sopra quota 700, punto piu' alto del giro e mezzeria che tradirà , dando la sensazione che le difficoltà finissero lì...C'è molta poesia tra i tronchi della pineta , in mezzo ai quali filtra la luce acciecante dei raggi del sole, nascosto oltre la china.
Siamo presto davanti ad una "casera" restaurata, sul cui muro frontale è ahilui appeso un "fu" cinghiale, o meglio , la testa del povero animale, le cui tracce sono state ben visibili per tutto il cammino.
Un chilometro di strada in piano ci consente di ammirare il profilo maestoso del Monfenera, ma anche di gettare lo sguardo verso il mare, coperto da colline in lontananza e dalla foschia stagnante sulla pianura , pur assolata.
Ora il dubbio assale i sei prodi al mio seguito. Laddove si conclude la strada non v'è sentiero...Prendo del tempo, lasciando riposare ulteriormente membra e spirito, mentre ascolto fingendo disinteresse alcuni brusii che mi fanno sorridere...Sono riuscito ad insinuare il dubbio di non saper la via del rientro, ma io so bene dove andremo a parare e prendo tempo.
Poi si parte. aggiriamo una pozza naturale ed iniziamo la discesa nella boscaglia. Il sentiero non è marcato perfettamente, ma il tratto interessante verrà dopo...
Inizio quindi a tenere il conto...Di cosa? Ma delle scivolate...di cosa sennò? Ci rido un pò su ma sul tratto in cui la sassaiola è ripida ed insidiosa, mi fermo a tendere una mano, a rassicurare sulla lunghezza della discesa difficoltosa. Molti sassi e molto ripida, questo il sunto! altre volte ci ero passato senza bastoni e tante vi ho posato a terra le poco nobili mie terga.
Sbuchiamo finalmente alla tenuta Zancaner, lì da dove riparte la carraia che riporta nelle valli di Alano. Siamo in sosta e dico: ....Otto cosa? Il numero delle cadute...fortunatamente senza danni, d'altra parte limitati dall'incedere in sicurezza. Il resto del giro è molto soft...scendiamo, scendiamo, scendiamo...
Sorrisi ancora, chiacchiere ed altri ruderi e casolari piu' o meno agibili ci si pongono innanzi. Sono tracce di vita di un periodo chem tra quei boschi, è stato residenziale sino agli anni '60. Dopo mezzo secolo l'uomo ritorna e tenta ripristini, ma con fare ed intenzioni piu' festaiole. Giusto un ricovero, un bivacco, per passare il sabato in famiglia...
Siamo un pò oltre i tempi stabiliti, arriveremo verso l'una, con un'oretta di ritardo...o forse no? Sicuramente no! Tre ore di cammino sono state, come previsto...il resto è stata sosta.
Alla fine abbiamo percorso circa quattordici chilometri, alzandoci di 400 metri in dislivello.
Vorrei concludere ringraziando i "Magnifici sei" che si sono avventurati in un inizio di stagione programmata, sulla carta non semplice.
I risultati della costanza di Nevio, Mirta, Marco, Doriana, si sono visti oggi. Non una fase di cedimento, non una forma di mancanza di fiato e passo. A loro aggiungiamo la grinta di Michela e la passione visibile di Ivano, aggregati agli esperti e subito in piena sintonia col gruppo.
Bella così, una giornata, in visita all'alpino di latta, condita da una compagnia senza pari...Unica!
ArGo

LE FOTO:



https://picasaweb.google.com/116210115910415801070/TrailDellAlpinoDiLatta#5664078289887997074

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